Proponiamo la recensione di Luca Leonello Rimbotti apparsa su Linea del 5 novembre 2011 dedicata al volume fotografico edito da NovAntico “Manifesti e grafica della Waffen-SS europea”. Ringraziamo del riconoscimento al lavoro pluriennale della Galleria d’Arte Thule sia sul volume – con le ultime due pagine dedicate alla cura dell’arte da parte della nostra Associazione Culturale – sia sulla recensione. Chi fosse interessato al volume può farne richiesta a noi (thule@thule-italia.org) direttamente o attraverso questo portale nella sezione libri altrui. E ora lasciamo la parola all’amico Luca e al Suo scritto. ML
E’ appena uscita una bellissima pubblicazione sul materiale iconografico apparso nel corso della Seconda guerra mondiale in ambito SS per sostenere la tremenda lotta europea allora in corso per l’essere e il non-essere. Parliamo di Manifesti e grafica della Waffen-SS europea, opera uscita per i tipi della Novantico Editrice ed evento librario oltremodo ben fatto, sia tipograficamente che bibliograficamente, curato con collaudata professionalità da Harm Wulf conosciuto ricercatore di ogni aspetto della moderna germanistica völkisch. La singolare pubblicazione, unica nel suo genere in Italia, si offre al pubblico come eccellente strumento di conoscenza storica, impiantata su una ricostruzione scientifica degli autori, degli stili e delle strumentazioni artistiche usate per diffondere al meglio il messaggio identitario e mobilitatorio tra le popolazioni europee, in quell’epoca di cruenta lotta per l’esistenza. Bisogna dire che ciò che balza subito all’occhio, nello sfogliare l’ampia antologia degli esemplari grafici scelti, è l’appartenenza di questo genere di produzione al filone del realismo figurativo, che in Europa aveva nobilissimi ascendenti, dalla scuola preraffaellita al simbolismo tardo-ottocentesco. Aderenza alla realtà, precisione anche oleografica dei segni tendente alla rappresentazione veridica, ma circonfusa da quell’alone di trascinante eroicizzazione dell’uomo europeo che fece coincidere la bellezza e la nobiltà delle figure con la loro proiezione mitica ed evocativa. Questa linea, unitamente all’apporto di tratti più marcatamente espressionisti – presenti ad esempio già nella produzione nazionalsocialista di manifesti murali, volantini o copertine di libri negli anni del Kampfzeit – incentrati sulla drammaticità, sull’essenzialità e talora sulla crudezza del tratto, si combinarono in una stilizzazione dell’immagine a forte impatto emotivo. Ciò che, da noi, generò qualcosa di non molto dissimile: la fusione della grafica liberty di un De Carolis, di dannunziana potenza immaginale, con il verismo futuristico. E ne uscì, ad esempio, la cartellonistica politica o commerciale di un Depero, di un Dudovich, di un Boccasile, di un Walter Molino. Nella Germania dell’epoca, allo stesso modo, si ebbe il caso di svariati autori pregni del medesimo retroterra culturale, che in campo artistico ripeterono le ispirazioni ideologiche nazionalpopolari, intese a sposare il tradizionalismo con la modernità, dando vita a modelli artistici di marcata presa visiva. La cultura artistica tedesca, sin dall’Ottocento, di grandi simbolisti era del resto sempre stata ricca: i von Stuck, i Makart – pittore tra i preferiti di Hitler – o i von Marées funzionarono in qualità di vecchi maestri, la cui produzione era iconograficamente alle spalle di un Hans Schweitzer (il famoso Mjölnir, forse il più popolare disegnatore d’epoca nazista) oppure di un Wolfgang Willrich, straordinario autore di impronta naturalistico-classicista che venne notato da Darré e che divenne negli anni del Terzo Reich un conosciutissimo cesellatore di tematiche paesaggistiche nordiciste. Il figurativismo che usciva dalle ambientazioni grafiche SS (le più dinamiche, forse, certamente le più drammatiche) doveva essere il riassunto e il riflesso dei temi ideologici allora al sommo dell’agenda politica: e innanzi tutto agiva l’appello alla gioventù d’Europa, vero e proprio momento di impressionistico richiamo all’azione. Come il cinema o la radio o la stampa, il manifesto combattentistico e volontarista marcato SS costituiva il fulcro visivo della chiamata a raccolta della popolazione giovane del continente, l’uomo nuovo europeo plasmato dalle ideologie eroiche: «i giovani europei rappresentavano allora il target audience su cui venivano focalizzate le attività psicologiche destinate al “fronte interno”. Il fine era quello di diffondere la conoscenza di fatti ed idee, per mezzo di notizie o appelli, atti a orientare il pensiero e l’azione di quei giovani, rendendoli, di conseguenza, partecipi delle motivazioni per cui la Germania era in guerra», ha ben scritto Federico Prizzi nell’editoriale che apre il volume. Questo approccio, per così dire, scientifico, al materiale oggi proposto dalla Novantico, ci indirizza verso l’ideale che era al centro della produzione grafica dì promozione attivistica, cioè la saldatura dei popoli europei entro categorie dì comunanza dì destino, che furono e rimasero fino agli ultimi giorni dì guerra l’elemento tipico di questo genere dì arte popolare dì massa. Qualcosa che produsse, come sappiamo, una risposta non indifferente da parte dei giovani dell’epoca, che a centinaia dì migliaia si arruolarono nelle file della Waffen-SS.
E così noi vediamo l’appello che il giovane danese in divisa SS rivolge ai suoi compatrioti, cui fa da viatico la figura pro-tettrice dell’antico guerriero vichingo; oppure vediamo il giovane volontario SS estone paludato degli arcaici simboli di un popolo di confine; oppure, ancora, si nota il richiamo vallone, norvegese, tedesco o persino bosniaco alla difesa fanatica delle proprie città, delle proprie campagne, dei borghi, delle famiglie contadine di antico ceppo che salutano con fierezza il volontario già in armi. Poi c’è il filone della ritrattistica, in cui eccelsero un Wilhelm Petersen o lo stesso Willrich, in cui si ritrova la medesima qualità incisoria di uno Sluyterman von Langeweide, abile nel ripercorrere lo stile cinquecentesco presente in Dürer o nelle stampe popolari che raffiguravano gli antichi protagonisti delle guerre contadine, come, ad esempio, Ulrich von Hutten, personaggio di nuovo solennizzato in epoca nazionalsocialista. Bellezza del tratto, nitore dell’effetto chiaroscurale ed immaginale, in un risultato d’insieme fortemente nobilitante: queste le caratteristiche di una tale produzione di qualità. Oggi, una bella scelta di queste ed altre opere è possibile trovarla nella Galleria d’Arte dell’Associazione Thule Italia presente in rete (http//www.galleria.thule-italia.com).
Nella sua prefazione al libro, Ernesto Zucconi non manca di osservare che questi lavori, a metà strada fra la propaganda politica, l’arte popolare e il bozzetto tradizionale, furono la controfaccia di un giacimento identitaria che non venne inventato o creato dal nulla, ma che era presente nei sostrati culturali europei, e senza il quale nessuna propaganda sarebbe mai riuscita a ottenere quell’indubbio successo che l’appello della Waffen-SS ottenne presso la gioventù d’Europa. Difatti, Zucconi precisa che la produzione grafica di ambito SS «contribuì a diffondere e rafforzare il sentimento unitario del combattentismo europeo per una comune vittoria che avrebbe potuto significare l’avvio al raggiungimento della tanto sospirata soluzione ai problemi del Continente». A questo proposito Harm Wulf – che tra l’altro fornisce preziosi ritratti biografici dei maggiori artisti e grafici che firmarono i manifesti SS -, nella sua articolata presentazione dell’apparato iconografico del volume, riassume in alcuni grandi temi quella produzione di battaglia: la gioventù, la fedeltà, l’identità, l’idea di Europa e la descrizione del Nemico come apocalittico avversario anti-europeo: questi furono i punti fermi, la sostanza del discorso ideologico legato all’immagine di massa.
Il dato che ne esce è la grande capacità comunicativa, l’effetto che si produce sull’osservatore attraverso l’estremizzazione iconografica del tema “bene-contro male”. Si è spesso definito il Fascismo in generale, e il Nazionalsocialismo in particolare, come una “estetizzazione della politica” che faceva dell’immagine – e del simbolo in essa racchiuso -l’elemento forte della capacità di comunicazione del messaggio.
La propaganda di Goebbels, come è noto, eccelse in queste scelte ad effetto. I documenti presentati da Harm Wulf sono caratteristici di questa guerra delle immagini che, a lato di quella delle armi, si svolse in maniera non meno ideologicamente oltranzista: «Spesso le immagini – argomenta Harm Wulf – possono aiutare la comprensione meglio e più profondamente di tante parole. Spesso rappresentano in maniera sintetica una precisa Weltanschauung.
I lavori artistici raccolti spiegano con chiarezza la visione del mondo arcaica ma al contempo moderna dei soldati politici della Waffen-SS: fedeltà alle proprie radici… comunità organica di popolo contro individualismo universalista e nomade, memoria storica e culto degli antenati…».
E non mancano neppure modernissime raffigurazioni del macchinismo scatenato e di-struttivo, rese con efficacia futuristica: come il manifesto intitolato “Kultur-Terror” del norvegese Harald Damsleth, che nel 1944 raffigurò una specie di robot-golem americano, che mentre rade al suolo le antiche città europee si proclama al tempo stesso difensore della cultura europea… Tutto questo ci fornisce un documento storico essenziale sul secolo “breve”, il secolo delle ideologie. Al culmine della cui crisi, l’Europa dette fondo a tutte le proprie risorse, non ultima quella dell’inventiva artistica, mobilitate alfine di far evitare al nostro continente esattamente quel destino di decadenza e oblìo politico in cui lo vediamo oggi miseramente sprofondato.
—-
Prezzo: €36,00 (incluso 4 % I.V.A.)
Harm Wulf
Questa bella opera offre per la prima volta in Italia un’ampia raccolta relativa alle diverse rappresentazioni grafiche che, prodotte dagli uffici di propaganda e dai vari “Kriegsberichter” delle Waffen SS, vennero impiegate sui fronti della Seconda Guerra Mondiale. Il volume analizza e raccoglie dettagliatamente le biografie e le pregevoli realizzazioni di Ottomar Anton, Gino Boccasile, Finn Wigforss, Wolfgang Willrich, Harald Damsleth, Wilhelm Petersen, Hans Schweitzer, Hermann Otto Hoyer ed Ernst Krause. Il fine di questo volume è quello di esaminare in maniera scientifica i documenti iconografici che vennero eseguiti, prevalentemente tra il 1941 e il 1945, da qualificati illustratori di differenti nazioni, per far arruolare centinaia di migliaia di giovani europei nelle SS combattenti, documenti peraltro di squisito valore artistico.
Brossura 21 x 30 cm. pag. 154 interamente illustrate con immagini a colori