Nobushige Hozumi
L’adorazione degli Antenati
Ed. Thule Italia, Roma – 2016
Pp. 115 – €18,00
La pubblicazione di documenti di un certo periodo storico rappresenta un servizio alla verità: si offre una testimonianza diretta, scritta da persone presenti al momento dello svolgersi dei fatti. Il documento potrebbe risentire del clima dell’epoca, è vero, ma anche consentire una lettura degli avvenimenti senza troppe interpretazioni, mediazioni e con dettagli poco conosciuti. Così gli avvenimenti sono restituiti come furono pensati e percepiti quando avvennero.
La pubblicazione dei testi di Hanayama e di Hozumi consentono di disporre di elementi di giudizio più circostanziati su avvenimenti e tradizioni che altrimenti sarebbero stati conosciuti in maniera poco chiara e non esaustiva.
Il volume di Hanayama, ripubblicato in occasione del sessantesimo anniversario dell’avvio del «processo di Tokyo» (celebrato in base al codice penale sovietico che prevedeva la validità penale retroattiva della legge nel giudicare i «reati controrivoluzionari») apparve per la prima volta in italiano nel 1954 per i tipi di Bocca con il titolo La via della pace e poi nel 1975 per i tipi del Circolo D’Annunzio di Grosseto con il titolo La via dell’eternità. Questa terza edizione è da salutare come la riproposizione di un documento di grande interesse. Hanayama fu un grande studioso del Buddhismo giapponese medievale, della scuola Jodo, e insegnò nell’Università di Tokyo. Seguì il culto budd-hista nella veste di sacerdote. Nell’immediato dopoguerra frequentò il carcere di Sugamo, a Tokyo, come cappellano dei detenuti giapponesi, fra i quali vi erano alcuni reduci della seconda guerra mondiale, accusati di atrocità e in procinto di essere giudicati dal Tribunale militare internazionale.
Per tutto il tempo Hanayama svolse il compito di cappellano e scrisse e pubblicò alcuni estratti del diario che teneva quotidianamente, e quindi i rapporti che intratteneva con i soldati e con i politici incriminati fino al giorno della loro esecuzione, il 23 dicembre 1948.
Il libro uscì nel 1949 con il titolo La scoperta della pace – Ricordi di vita e di morte di Sugamo, ed ebbe un grande successo di critica e di pubblico. Il volume fu di grande impatto sul popolo giapponese in quanto molto importante dal punto di vista documentario e storico, visto che le noti-zie e gli scritti erano di prima mano ma emergeva anche l’importanza del dato umano, del coraggio e del senso dell’onore che questi militari mostra-vano con una calma sovrumana. Il libro fu presto pubblicato in varie lingue e questa edizione è tratta dalla traduzione in francese realizzata dallo scrittore francese Pierre Pascal (1909 -1990).
I giapponesi, è noto, nel mescolare tecnica e tradizione sono sempre stati fedeli alla propria terra, alle proprie radici, consapevoli che ogni generazione rappresenta un frammento della storia di un popolo. Per questo, Nobushige Hozumi (1855-1926) giurista, docente all’Università imperiale di Tokyo, scrisse un trattato, a metà fra ricerca storica e giuridica, che contribuì a spiegare l’importanza della Tradizione per il popolo nipponico. L’adorazione degli Antenati è un libro che illustra bene questa tradizione interiore, propria a tutto il popolo giapponese che, nonostante abbia subito forti influssi dal Buddhismo, dallo Shintoismo e dalla civiltà europea ha sempre costantemente mantenuto la memoria degli antenati mentre, come spiega il giurista dell’ateneo di Tokyo, in molte nazioni questa tradizione già era andata perduta o comunque non era carica di valori come in Giappone. Pone al centro di una comunità il concetto di famiglia che nutre profondamente il sentimento dell’unità di sangue e l’adorazione degli antenati come collante per rinforzare il senso di identità e di appartenenza. Hozumi pone proprio al centro della vita sociale proprio questa adorazione, sostanziata da una serie di precetti e di cerimonie che testimoniavano l’estensione della simpatia e dell’amore dei giapponesi verso parenti lontani, mai conosciuti, di altre epoche. Nel dettaglio Hozumi spiega il senso che assume l’adora-zione se rivolta agli antenati di tribù, agli antenati di famiglia, ciò che la legge nipponica prevedeva nell’era Meji (i 44 anni di regno dell’Imperatore Mutsuhito che vanno dal 23 ottobre 1868 al 30 luglio 1912) e l’evoluzione della società giapponese in merito al concetto di famiglia, matrimonio, popolo, l’adozione, la successione ecc. Il libro si conclude con il testo della conferenza sul tema «Il Giappone e noi» che il professor Walther Wüst, rettore dell’Università di Monaco, tenne nel suo Ateneo il 30 aprile del 1942, in occasione della festa di fondazione della Società te-desco-nipponica.
MANLIO TRIGGIANI