Recensione “Le 25 tesi della Religione tedesca”

Edizioni Thule-ltalia 

pp. 198 € 25,00 

Storia politica e religione spesso si intrecciano e il rapporto fra Terzo Reich e Chiesa cattolica è stato affrontato da più studiosi ma mai considerato di primo piano nelle vicende del Novecento. Già sin dall’Ottocento, ai tempi del cancelliere Bismarck. i rapporti erano difficili e la visione pangermanista considerava la fede cattolica lontana dai fondamenti culturali del popolo tedesco. 

Ma questa visione del cristianesimo, fatta propria da componenti vicine al Terzo Reich, è stata spesso solo accennata. Ora, la casa editrice Thule Italia offre un lavoro interessante dal punto di vista storico e filologico per la storia del Novecento. Infatti, è stato tradotto ed edito un libro poco conosciuto nelle bibliografie di storia che si rivela un documento essenziale per comprendere il difficile snodo fra la ricerca di una religione che si coniugava con l’identità tedesca e l’attrito fra il popolo e il Cristianesimo percepito estraneo al «sentire» dei tedeschi. Le «25 tesi della religione tedesca» (introdotto da un inquadramento storico di Marco Linguardo e postfazione di Luca Leonello Rimbotti) fu pubblicato in Germania nel 1934. L’autore, il filosofo Ernst Bergmann, l’anno precedente aveva fondato, insieme con l’amico Wilhelm Hauer, il Movimento per la fede tedesca, d’ispirazione neopagana, che riprendeva istanze in passato di altri movimenti culturali, fra cui anche quelli ecologisti. Bergmann intendeva riproporre alcune tesi non nuove nella cultura tedesca e nel sentire comune legate alla concezione del sangue e del suolo. Era sottesa una concezione dell’identità popolare che ricorreva spesso con il concetto panteista della «Madre di tutto», che ha un forte riferimento alla natura, come tutte le civiltà classiche, antiche e tradizionali. Questo testo prospettava gli elementi di una nuova – e insieme antica visione del mondo, fungeva da breviario per indirizzare il popolo ai valori fondanti della nuova religione: un’etica comunitaria basata sulle radici degli avi; una Chiesa etnica e popolare che riflettesse non solo il sentire comune e la psicologia del popolo germanico ma anche la cura della sanità del corpo e della mente. Insomma, per usare un’espressione propria di Bergmann, si trattava di far riemergere nel popolo «una religione consona alla stirpe». 

[M.T.] 

Apparsa sulla rivista “Storia in Rete”