Il Borghese – dicembre 2018

Recensione apparsa su Il Borghese di aprile 2018 del nostro Socialismo tedesco al lavoro.

Aa. Vv.

Il socialismo tedesco al lavoro

Thule Italia ed.-2011

Pp. 223 – € 25,00

Il dibattito sulla natura e sulla nascita del Nazionalsocialismo non è ancora sopito e prosegue. Segno che i maggiori storici che si sono si sono confrontati su questo tema non hanno ancora definito in maniera condivisa le dinamiche politiche, culturali e ideologiche di questo movimento della prima metà del Novecento. In più occasioni, infatti, storici di primo piano hanno rimarcato, sulla base della propria esperienza, che spesso questa mancata definizione dipende soprattutto da ragioni ideologiche che non consentono un approccio sereno al tema.

Studiosi di vaglia hanno sottolineato la necessità di uno studio approfondito di questo fenomeno ormai storicizzato: Joachim Fest ha sottolineato che lo studio del Novecento non può non tener conto del fenomeno storico e politico del Nazionalsocialismo così come John Lukacs e Karl Dietrich Bracher hanno confutato con analisi e documentazioni l’idea che una rivoluzione sociale e politica possa provenire soltanto da sinistra. Rainer Zitelmann ha sottolineato che proprio la damnatio memoriae politica contro il Terzo Reich non ha permesso uno studio sereno e una definizione dei vari aspetti diquel fenomeno politico. Sono, questi citati, quattro storici al di sopra di ogni sospetto.

Alla base di tutto ciò, come viene sottolineato dai ricercatori, c’è il Socialismo tedesco, aspetto che potrebbe spiegare il successo a livello di politica interna e sociale da parte del Nsdap. Il socialismo di per sé fu un punto di riferimento del Nazionalsocialismo così come lo fu il nazionalismo. Con la differenza che entrambi, fino alla nascita del Nsdap, erano connotati dall’adesione di classi sociali specifiche: i nazionalisti appartenevano a classi piccolo e medio
borghesi mentre i socialisti alle classi
proletarie e popolari. La definizione
della nuova ideologia, come emerge
dai documenti del Nsdap e dalla sua
prassi politica, specie nei primi anni
di vita, fu data dalla fusione di Nazionalismo e Socialismo. Intendendo
per socialismo un socialismo solidaristico non materialista e tendente a
scavalcare le differenziazioni di classe nel nome della comune identità
tedesca. Ecco perché i teorici nazionalsocialistiparlavano di
«Socialismo tedesco», differente dal
socialismo marxista. E non a caso in
precedenza, per illustrare questo sistema di idee, un intellettuale della
Rivoluzione conservatrice, comeWerner Sombart, pubblicò il libro
Socialismo tedesco nel quale si spiega il nuovo approccio alla politica e
alla società che affonda le radici nella
tradizione tedesca. Nella storiografia
e nella pubblicistica mancano riferimenti a questo aspetto importante
anche per comprendere le scelte della
politica sociale di Hitler.

La Thule Italia editrice ha colmato questo vuoto pubblicando un volume a più mani, documento storico, che fu stampato in Germania nel 1935. Il volume fu pubblicato con lo scopo di spiegare questo snodo ritenuto importante nella Germania hitleriana. Diviso in tre parti, Il partito e il socialismo; lo Stato e il socialismo; la cultura e il socialismo, vengono prese in considerazione le articolazioni della struttura statale e della società tedesca del tempo. Gli autori sono docenti universitari, sindacalisti, dirigenti del partito, consiglieri ministeriali, giornalisti e scrittori.

È interessante notare l’approccio negli anni Trenta del secolo scorso alla questione da parte di coloro che contribuivano a quelle innovazioni ideologiche e sindacali traducendo le idee in pratica. È l’esito interessante – dal punto di vista dello studio – della pubblicazione di documenti del tempo.

MANLIO TRIGGIANI